Dani Alves: 'Al Barça falsi e ingrati'

'Juve vincente, ma superstiziosa quando si parla di Champions '

1487592356640_Getty-600034331.jpg"Il calcio e' molto ipocrita ed essere famosi e' uno schifo. Per questo sono deluso, da piccolo sognavo di avere successo, diventare importante, firmare autografi, ma quella era l'innocenza di un bimbo, in realta' non potevo avere idea di quello che significava, ora che sono famoso capisco che chi lo e' non e' ben visto, il calcio attira invidia, ipocrisia e false amicizie".

In una lunga intervista concessa al giornale spagnolo "ABC", Dani Alves parla di tutto, della sua infanzia, delle sue delusioni, delle sue vittorie, del Barcellona e di Juventus. I trionfi raccolti in carriera (ben 33 titoli) non lo esaltano piu' di tanto perche' "come dicono nel film 'Cars' di 'saetta McQueen' sono solo coppe vuote. Vincere tanto non ti rende un uomo migliore, ne' ti rende felice, ti porta una vita falsa. 

Bisogna lottare sempre per i propri obiettivi e, una volta raggiunti, bisogna ricominciare e pensare a nuove sfide. La felicita' momentanea non mi piace. Mi piace lavorare per essere sempre felice, per questo quando ho vinto la Champions non sono stato li' a farmi 300 foto con la coppa, e' solo un trofeo".

Che Dani Alves ha vinto con il Barcellona, un club con cui si e' lasciato tutt'altro che in ottimi rapporti. "Se non mi vogliono io me ne vado e andarmene gratis dal Barça e' stato un colpo di classe, negli ultimi tre anni ho sempre sentito dire che sarei andato via, ma i dirigenti non mi dicevano nulla direttamente, sono stati falsi e ingrati, non hanno avuto rispetto e mi hanno offerto il rinnovo solo dopo il blocco mercato imposto dalla Fifa, non hanno idea di come si trattano i giocatori".

Addio al Barcellona per sposare il progetto Juventus. "Volevo uscire dalla mia 'confort-zone' e competere ad alti livelli in un club storico e vincente perche' io sono un vincente e lo e' anche la Juventus, una societa' che ha sempre qualcosa da insegnarti, sempre competitiva. Qui sono felice e vivo nuove e grandi sfide con questa grande squadra".

Il sogno della Signora e' la Champions. "Senza dubbio abbiamo la squadra per lottare, ma qui sono molto superstiziosi e lo dicono a bassa voce per non gufare. Andiamo avanti passo dopo passo, prima abbiamo il Porto di Casillas poi vedremo cosa succedera'".

Dani Alves parla di altri temi importanti, come per esempio il razzismo nel calcio ("io non odio nessuno, non mi offendo se mi chiamano negro, ma non mi piace il vittimismo della societa' di oggi, dobbiamo dare importanza alle cose importanti"), ma anche dei suoi sogni da bambino ("avrei voluto fare il pilota di Formula 1") e del suoi progetti da grande ("io amo la musica, in un'altra vita sono stato un cantante, quando chiudero' con il calcio mi dedichero' alla mia vera passione"), per poi tornare su alcune vicessitudini vissute in Spagna.

"Le liti con Cristiano Ronaldo? Non mi piace quando inventano certe cose, mi riferisco alla stampa madrilena e a quella catalana, a volte fanno giornalismo da bar, non interessa raccontare la verita', non pensano che dietro a un calciatore c'e' un essere umano e la mia lite con Cristiano e' stata colpa della stampa. Io non posso generare odio, io ho grande rispetto per lui, chi lo conosce sa che e' un grandissimo professionista. Il Real di Madrid? Non sapeva perdere e giocava sporco".

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  • pubblicato20.02.2017
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